LINGUAGGIO RADIOFONICO E TELEVISIVO
A cura di: Gian Luigi Pezza  
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Lezione 17

19. Classificazione dei programmi TV

Come si è già accennato, diversi programmi televisivi di questi ultimi anni hanno perso i loro caratteri specifici che li contraddistinguevano, risultando perciò degli ibridi non sempre facilmente classificabili in una delle classiche categorie di programmi di informazione di cultura o di spettacolo. Volendo tuttavia tentare una classificazione possiamo distinguere:

  1. programmi d’informazione che hanno tuttavia alcuni elementi propri dell’area dell’intrattenimento.

Negli Stati Uniti questi programmi vengono chiamati di infotainment, neologismo ricavato dalla fusione delle parole information (informazione) e entertainment (intrattenimento). Ricordiamo “Odeon” di Brando Giordani, “Mixer” di Giovanni Minoli, “Radio Londra” di Giuliano Ferrara, “Sfera” su La7, “TG2 Costume e Società” ecc. Report di Milena Gabanelli su Rai3 addirittura fa precedere le inchieste da una pièce teatrale di alto livello. Insomma sono molti e variamente articolati i tentativi di fondere l’intrattenimento con l’informazione giornalistica. Da qualche tempo ormai lo stesso conduttore del Telegiornale, sia sulle Reti Pubbliche che su quelle private, non rinuncia a personalizzare l’edizione da lui condotta, creando un rapporto diretto con lo spettatore e imprimendo alla edizione un carattere tutto particolare (53). Spesso il Telegiornale si collega con lo studio nel quale sta per iniziare lo spettacolo di rilievo della giornata, e lo fa scambiando battute scherzose con i protagonisti, spogliandosi della veste di giornalista e assumendo funzioni e caratteri propri dei conduttori di spettacoli di intrattenimento;

  1. programmi di intrattenimento che assorbono elementi propri dei programmi d’informazione. Si tratta di un fenomeno inverso a quello esaminato nel paragrafo precedente. L’esempio più tipico venne dato dai cicli della trasmissione “A bocca aperta” condotti da Gianfranco Funari, prima su Telemontecarlo e poi su RAI2, ma possiamo ricordare anche le interviste di carattere sociale e politico di Raffaella Carrà e Piero Ottone a “Domenica in…”;
  2. programmi di informazione tendenti a invadere il campo della fiction. Nella terminologia nordamericana sono indicati col termine docudrama, originato dalla fusione dei termini documentary e drama (cioè sceneggiati ispirati a fatti reali). Sono esempi tipici “Telefono giallo”, “Un giorno in pretura”, tutti di RAI3, “Pronto Polizia” di Italia1, realizzato con la collaborazione della Polizia di Stato, Quark e Superquark a cura di Piero Angela. In queste trasmissioni i casi trattati sono presentati come veri e propri racconti, tanto da richiedere anche la collaborazione di attori professionisti, oppure l’inserimento di brani di film o di sceneggiati (54).
  3. programmi di fiction che prendono lo spunto dalla cronaca e nei quali vengono talvolta inseriti brani di programmi d’informazione. Un esempio è dato da “La piovra”, “Il muro di gomma” sul caso di Ustica, “L’attentatuni” sulla strage di Capaci (uccisione del giudice Falcone).
  4. programmi educativi che fanno ricorso a elementi tipici dell’area di intrattenimento; chiamati edutainment dalla fusione dei termini educational e entertainment.
  5. media event, programmi di informazione di eccezionale importanza che possiamo dividere in:
  • previsti (ad esempio: la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, l’apertura della Porta Santa in occasione del Giubileo, lo sbarco sulla Luna);
  • imprevisti (l’assassinio del presidente Kennedy, il dramma di Vermicino, i funerali della principessa Diana Spencer, l’attacco terroristico alle Twin Towers ecc.)
In presenza di un media event imprevisto il palinsesto viene completamente sconvolto, ne consegue la soppressione di alcuni programmi annunciati, compresi gli spot pubblicitari con ripercussioni anche finanziarie. Come è intuibile il media event si fa portavoce di valori di grande portata che coinvolgono la sfera emotiva dei telespettatori. Come sottolinea Carlo Freccero, con il media event la televisione “…cerca di trasmettere al pubblico la sensazione che il fatto è talmente importante che non si può assolutamente perdere”.
  1. programmi di reality show nei quali persone comuni, oppure anche personaggi famosi ma visti come persone comuni, vivono situazioni della realtà quotidiana. Sono i programmi che, al momento attuale (2003-2004), riscuotono i più alti livelli di audience; inventati negli Stati Uniti non hanno tardato molto a raggiungere l’Europa. In Italia il reality show è comparso, nella seconda metà degli anni ’90, nei palinsesti delle stazioni commerciali, dando vita a vari tipi di format subito imitati, nonostante autorevoli critiche, dalla televisione pubblica. Si distinguono due tipi di reality show:
  • l’emotainment, neologismo ricavato dalle parole emotion (emozione) e entertainment (intrattenimento), cioè programmi di intrattenimento con forte contenuto emotivo, nei quali i partecipanti ritrovano parenti, si fidanzano, si sposano (C’è posta per te, Perdonami ecc.), oppure frequentano una scuola di recitazione, canto e ballo (Amici di Maria de Filippi 55) e vengono ripresi nei vari ambienti della scuola - come spogliatoi, corridoi e sale di prova - sia durante le lezioni, sia durante gli esami periodici che i partecipanti debbono sostenere.

Nell’emotainment comprendiamo anche quei programmi nei quali un gruppo di persone vengono isolate dal mondo esterno e costrette a convivere in una casa, gareggiando secondo regole prestabilite (Grande fratello, Shattered, La fattoria).

  • il celebrity show, programma nel quale personaggi famosi del mondo politico, del teatro, della canzone o dello sport vengono coinvolti in situazioni reali (o supposte tali) comportandosi come persone comuni. (Scherzi a parte, L’isola dei famosi, Compagni di squola (sic), e i recentissimi (2004) Una giornata particolare, La talpa.
  • il people show nei quali gli spettatori sono i protagonisti di uno show nel quale, spesso, sono inseriti meccanismi di gioco. (La Corrida di Corrado, Domenica in, Buona domenica etc.)

Nei reality shows il conduttore (quando è presente) assume un ruolo fondamentale perché costituisce l’interfaccia tra il programma e il pubblico. Non a caso questi programmi vengono spesso affidati a giornalisti, particolarmente affabili e brillanti, o a showmen di grande successo.

  1. programmi di utilità (Utility tv) attraverso i quali, la stazione televisiva che li propone, offre ai telespettatori particolari servizi a difesa del consumatore o di informazione medica.(Mi manda Rai3, Chi l’ha visto?, Elisir, Dica 33, ecc.).

Concludendo il linguaggio televisivo è profondamente mutato negli ultimi dieci/quindici anni, avendo, i singoli programmi, perso i loro caratteri peculiari che li distinguevano in vari generi, e ciò è dipeso, come si è detto, sia dall’introduzione dei cosiddetti programmi contenitore, sia dalla commistione tra programmi di generi differenti.


(53) 18 ottobre 1976

(54) Questi programmi andrebbero seguiti dall’Authority sulle comunicazioni con maggior attenzione proprio perché, sotto il profilo della comprensibilità, è molto facile che la parte di teleutenti meno provveduta culturalmente possa equivocare le immagini della finzione con le immagini della realtà.

(55) Nuovo titolo del programma Saranno famosi di importazione statunitense.


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Theorèin - Settembre 2005